Cancellate, come tracce sulla sabbia del deserto, portate via dal soffiare del vento che i l silenzio consuma senza pietà. Chi siete, se non memoria negata, un destino già scritto da una penna spietata Chi vi guarda, se non l’ombra che i l mondo distoglie, impotente, indifferente. Il velo non è più solo stoffa o preghiera ma un confine che soffoca vite e desideri. Sotto di esso un grido represso, un sogno di luce mai svanito. Non più scuola, non più voce, futuro impedito da un potere feroce
“Cosa pensavi in quei terribili momenti? Come avrei voluto essere lì accanto a te per evitare che qualcuno violasse il tuo diritto ad essere libera, Ti è stata negata la voce, il respiro e il battito del tuo cuore ma nessuno potrà mai toglierti la tua dignità”. Questi sono pensieri ricorrenti che vorrei tanto dire a Giulia, a Ilaria , a Pamela e a tante altre giovani donne che, come loro, hanno subito terribili violenze. In un mondo che è sempre in continua evoluzione, le catene dell’ingiustizia contro le donne sembrano ancora troppo difficili da spezzare. A loro la libertà è spesso negata, quella libertà che è come il vento che accarezza l’animo umano, un dono prezioso che danza tra le scelte dell’uomo, fragile e forte, luce che guida il cammino.
La Giuria assegna il terzo premio al racconto di Francesco Mosconi, Lettera dal mare, per aver interpretato la tematica della pari opportunità con originalità e delicatezza in un’immaginaria testimonianza epistolare delle conseguenze delle guerre in terra d’Africa: la fuga di una bambina che non approderà alla salvezza, ma sarà vittima di un naufragio. Il racconto si sviluppa attraverso la lettera che la piccola Rachel invierebbe alla madre nella quale, dimostrando di accettare il proprio destino, afferma di aver finalmente trovato proprio “in fondo al mare” la libertà e la pace tanto desiderate. L’improbabilità della situazione comunicativa è così giustificata dalla capacità del racconto di penetrare, attraverso un agile e sereno flusso di coscienza, nelle emozioni, nei ricordi e nelle riflessioni della giovanissima protagonista. Al lettore è così ricordata, proprio nel tono delicato e paradossalmente lieto della narrazione, la frequenza insopportabile dei naufragi che nel Mediterraneo sottraggono la speranza nel futuro soprattutto ai più giovani migranti.
La Giuria assegna il secondo premio a Laura Vargiu, autrice della lirica Perdono giudiziale, per aver rievocato con intensa sensibilità emotiva una tappa fondamentale del percorso di emancipazione delle donne italiane, quando nel 1973 la vicenda patavina di Gigliola Pierobon aprì la stagione per il riconoscimento del diritto all’autodeterminazione delle donne che portò alla legge sull’interruzione di gravidanza. Proprio la voce di Gigliola esprime, con un lucido e doloroso linguaggio poetico, il dramma della sua imputazione di reato di aborto e del conseguente iter giudiziario conclusosi con il suo rifiuto del “miserevole perdono”, concessole per la sua giovanissima età da un codice da lei stessa definito ipocrita.
La Giuria assegna il primo premio alla lirica di Gennaro Lorusso, Periferica, nei cui versi ha riconosciuto una decisa e intensa denuncia dell’emarginazione sociale cui le donne sono ancora costrette in alcune società dalle tradizioni patriarcali e religiose. Quella condizione, evocata dall’inedito aggettivo “periferica”, è efficacemente espressa dall’anonima voce femminile che, dichiaratene le maschiliste premesse, non può che rappresentarsi nella forma inevitabile che le è stata imposta, bardata a lutto, invisibile, secondaria, sottomessa, anche nel luogo sacro del culto, la “patriarcale architettura di dio”.
La Giuria assegna il secondo premio al racconto fantastico di Daniela Santoro, Il viaggio di Sophie, per aver interpretato, con l’originale intreccio della godibile narrazione e il significativo messaggio, l’importante tema della presenza femminile nella storia della scienza. Il testo è una intelligente presa in giro degli stereotipi di genere passati purtroppo indenni attraverso le epoche e ancora radicati nella società a dispetto del riconoscimento dell’indipendenza e del talento femminile. Durante il fantascientifico esperimento di un dialogo con illustri spiriti del passato, si svelano con umorismo antichi e attuali schemi di pensiero. Allora proprio il viaggio dal lontano XVII secolo di Sophie, sorella del più celebre astronomo Tycho Brahe, ne smentirà in parte l’immagine di donna già emancipata, pregiudizialmente rappresentata dagli scienziati moderni.
Donne che avanzano senza rumore con passo leggero ma pieno d’ amore. Portano storie cucite nel petto, memorie di lotte, di sogni e di affetto Donne che vanno con il sorriso al mattino tra sogni e silenzi lungo il cammino. Portano in spalla fatiche e promesse vincendo con tenacia le proprie scommesse ....
La Giuria assegna il primo premio della sezione narrativa al testo di Elisabetta Tobaldo, Di patria, d’amore, d’arte e d’altre cose, per aver interpretato la tematica delle pari opportunità con originalità comunicativa e notevole spessore tematico. Il testo propone infatti nell’efficace stile drammaturgico di un monologo teatrale la biografia di Erminia Fuà Fusinato, la cui voce conduce l’agile narrazione, ricordando a un ipotetico pubblico di attuali studenti la propria identità di poetessa, moglie del più noto poeta patavino Arnaldo Fusinato. Erminia narra di averne condiviso le giovanili passioni risorgimentali, animate dal comune amore per la poesia, testimoniata dalla ripetuta citazione dei famosi versi di Arnaldo
II suo nome era Elena Rotari, ma nessuno lo sapeva a memoria tranne che al momento della chiamata alla fabbrica; non passava inosservata ma neanche attirava particolare attenzione con la sua presenza, né per il suo aspetto, né per il suo ingegno; si muoveva tra le stanze della sartoria come una brezza leggera che appena sentivi e poi svaniva via senza lasciare traccia alcuna. Era una ragazza di 17 anni che viveva con sua madre in un appartamento grigio; tornava tardi dal lavoro e un gatto grassottello dormiva costantemente sul sofà facendone una routine quotidiana che si ripeteva senza variazioni: si svegliava, andava al lavoro, ritornava a casa, cenava e poi dritta a letto. Ogni giorno era uguale, solo una vita monotona caratterizzata da una risoluzione bassissima
Fervono i preparativi per la Cerimonia di Premiazione della V edizione del Concorso Letterario Nazionale di Monselice che quest’anno, per la prima volta, si svolgerà all’aperto circondata dalle meraviglie architettoniche di Piazza Mazzini. L’Assessore alle Pari Opportunità Rossella Molon, la Presidente della Commissione alle Pari Opportunità Cristiana Grigoletto in collaborazione con la Pro Loco e lo Staff del concorso letterario hanno ancora due settimane di preparativi per regalare ai vincitori e alle vincitrici una serata indimenticabile.
Sono arrivate da tutte le regioni d’Italia le 282 opere della quinta edizione del Concorso Letterario Nazionale di Monselice “Donne in cammino: narrazioni tra speranza, fede e futuro”. Piccoli e grandi scrittrici/scrittori, non scoraggiati dalla prima scadenza fissata per il 30 aprile 2025, avevano inviato già nelle prime settimane le loro poesie e racconti. Le numerose richieste di partecipazione, arrivate a fine aprile anche via social, hanno poi convinto le promotrici del premio letterario, l’Assessore alle Pari Opportunità Rossella Molon e la Presidente della Commissione delle Pari Opportunità Cristiana Grigoletto, della necessità di spostare la scadenza al 3 giugno 2025. Una scelta che ha permesso alla quinta edizione di registrare un altro record: 243 partecipanti contro una media di circa 200 delle scorse edizioni. La scelta di partecipare a una sola sezione (poesia o narrativa) invece che a entrambe, come permesso dal Regolamento, spiega le 282 opere rispetto alle 400 della scorsa edizione. Nel dettaglio, delle 282 opere arrivate: 138 sono poesie e 144 i racconti brevi.
Parte bene la quinta edizione del Concorso Letterario Nazionale di Monselice “Donne in cammino: narrazioni tra speranza, fede e futuro”. In meno di un mese sono arrivate poesie e racconti brevi da tutta Italia. Dati che hanno spinto l’Assessore alle Pari Opportunità, Rossella Molon e la Presidente delle Pari Opportunità a spostare la scadenza. Con la delibera n.59 del 24.04.2025 la scadenza del Bando della Quinta edizione del Concorso Letterario Nazionale di Monselice è quindi stata posticipata al 03 giugno 2025, sempre entro le ore 12.30.
L’invito dell’Assessore alle Politiche Sociali e delle Pari Opportunità Rossella Molon e della Presidentessa delle Pari Opportunità Cristiana Grigoletto a scrittori, poeti, scuole e ai giovanissimi a contribuire, attraverso l’espressione letteraria, a consegnare alle prossime generazioni una società dove le donne possano sentirsi libere, protagoniste del proprio destino e creatrici di un mondo migliore.
Sabato 13 aprile si è conclusa, nella suggestiva cornice del Cinema Corallo, a Monselice, con la Cerimonia di Premiazione, la quarta edizione del Concorso Letterario Nazionale, dal tema “Monselice per le Pari Opportunità – Donne: la forza di cambiare il mondo”, indetto dal Comune di Monselice e promosso dalla Commissione Pari Opportunità.
Dati davvero sorprendenti per la quarta edizione del Concorso Letterario Nazionale di Monselice promosso dalla Commissione Pari Opportunità in stretta collaborazione con l’Assessorato alle Politiche Sociali e al Turismo. Grazie alla campagna di promozione sulle pagine Facebook e Instagram del concorso letterario alla scadenza del 20 Febbraio 2024 sono pervenute quasi 400 opere da tutta Italia.(Continua a leggere)
Ho smantellato mobili in questa vecchia mia dimora, ho disfatto muri, martellato porte e finestre chiuse. Mi ritrovo, senza riconoscermi, rifranta in un grande specchio frantumato da urti nervosi, convulse sensazioni, rotte parole, bruschi distacchi. E il mio guardo si lacera, aracnide scaltro e silente, srotolando e ricomponendo una vita scarnificata da febbricitanti agonie di crepuscoli cremisi, palpitanti, che polarizzano i miei passi incespicanti e li conducono in trappole impulsive, aguzze come questi frammenti di specchio mangiato dal tempo. (Continua a leggere)
La pioggia di là dal vetro scandisce il ritmo rallentato della vita e il gatto s’acquieta dopo la caccia al topolino di pezza. È un’immagine confusa che cerca d’emergere dal vapore della doccia ciò che lo specchio adesso riconsegna a occhi che non riconosci tuoi. (Continua a leggere)
Una voce che più non conosco mi scaglia addosso il suo disprezzo. Non posso che restare a guardarti, indifesa mentre bevi avidamente alla fonte delle mie paure. Dimmi perché piangi sul mio grembo che trema se nemmeno comprendi di avermi ferita? Nascosto dalla tua indifferenza sfiorisce il mio essere donna. Nel credermi il tuo giocattolo germoglia il seme della mia insicurezza. (Continua a leggere)
È a goccia a goccia che si frantuma e ogni volta con un lamento. Le uniche gambe sane le ha il pensiero per correre più veloce di se stesso e non farsi coprire dal terrore della conta degli ultimi anni. Non è giusto vedersi privare così di quel poco che si è salvato… Il sole ancora riesce ad abbacinare finché sotto ad esso ci si stende, e così le chiacchiere leggere. Si giunge persino ad illudersi. L’importante è agguantare un’altra primavera, non interessa l’estate che fa presagire l’autunno che si tenta d’asciugare — che sempre abbiamo addosso. (Continua a leggere)
Sto’ lì ad osservarti, come quando germoglia la primavera già matura e stanca, per i tuoi affanni morbidi al ricordo. Rimpianto o solo ascolto…non so, sei un soave impeto di uno stagno, che abbandona il gelo di un inverno e torna sempre ad illuminare gli odori mai caduti in letargo. Sbocciano sempre i tuoi sciami fruscianti, come malinconie vendute a quel vento passeggero che li conserva tra i suoi sapori preferiti. (Continua a leggere)
Sono rimasti gli imbrogli nel petto, macigni che gravano nell’esile spirito con doloroso dolore. Non ti dirò che vivere è semplice! Sentirai crepitar greve fardello nelle giunture, nelle rughe degli anni. E tu guarderai il viso scavato dal tempo. Pallido volto dal fiacco sorriso. Ma sarai ancora tu, dentro il riflesso dello specchio. (Continua a leggere)
Scivolano sguardi sulla notte, travolto da ciò che disancora mi accompagni alla prossima ipotesi, insostenibile segreto della tua immagine riflessa nello specchio, attimo breve e incorrotto. Se ti aspetto ancora è perché mi piace scandagliare le viscere, trovare il senso della tua bellezza in ciò che resterà dell’immagine riflessa nello specchio impolverato di domani. (Continua a leggere)
Come una rosa esplosa nel cielo di maggio l’abito di pizzo bianco che ammutolisce ed incanta il rossore sulle guance il profumo delle mimose che si espande intorno il mio sangue arreso alla luna dormo lieve con lo specchio che non riflette più il mio viso con la pioggia che batte e ribatte sopra i vetri il sambuco che oscilla nel vento la notte ed il giorno che ruotano intorno ai pianeti si scioglie nel cuore il nome della sera la calda placenta dell’infanzia la neve che parla con il sole i nidi delle colombe sui dorsi delle case. Qui, a Mariupol abbandonata ad un canto di sirene vedo volti disfatti, intrecci caldi di mani, ombre spaesate un violino, il silenzio (Continua a leggere)
Come il mare ho cercato di parlarti, la mia parola non ti è giunta al cuore, è rotolata fra le foglie e i sassi, non è una scaglia cosmica che brucia. Non so fermare il transito dei giorni, non so impastare all’alba la farina per modellare il pane in una rosa. Un sogno mi sospinge alla tua grazia, sono come un’armonica che canta e tu mi osservi e ridi. Immagine di te, dolce elegia che scioglie ogni dolore, sulle tue labbra il miele d’una pesca. Lo specchio ti traduce in un miraggio. Sei forte e saggia, fragile e paziente, libera di portare un’altra stella sul mio cammino, per illuminarlo. Lascia dunque che canti come l’acqua tremula alla sorgiva. (Continua a leggere)
La giovane, all’interno della tenda, si guardò nel rettangolo di specchio che teneva tra le mani. Dapprima lo allontanò per vedere la sua intera figura, le vesti lunghe color porpora celavano un corpo longilineo dalle gambe lunghe. Poi avvicinò lo specchio al volto, guardò i capelli scurissimi, lunghi e crespi e vi scorse un filo bianco, le provocò un cruccio che si trasformò subito dopo in un sorriso di perla bianchissima che allargò il suo ovale di ebano luminoso. Anche papà aveva sbiancato i suoi capelli ancora giovane. Non era poi un grande problema, tanto li avrebbe dovuti coprire. Vedere i suoi capelli liberi, una nuvola scura e ribelle intorno al viso, le dava soddisfazione. Guardò la bocca carnosa che si apriva sulla fila di denti un po’ sporgenti, gli zigomi alti e per ultimo osservò gli occhi. Le sopracciglia folte incorniciavano gli occhi che brillavano come onice prezioso nella loro forma allungata e appena obliqua. Quello sguardo le restituiva la fierezza del suo popolo, la dignità tramandata dai genitori, una nobiltà morale che le apparteneva da generazioni. Vi leggeva la consapevolezza del suo essere una giovane donna istruita in un Paese che voleva le donne senza istruzione alcuna, le voleva sottomesse e, ancora bambine, le obbligava al matrimonio con uomini molto più grandi. (Continua a leggere)
“Sono in molti a dire che Io specchio è un ingannatore, un manipofatore, un’iltusiane. In realtà non sbaglia mai. Scegliamo noi di distorcere quello che vediamo riflesso e decidiamo di precipitore in un pozzo senza fondo. Il cambiamento avviene solo nel momento in cui capiamo che il corpo che ci è stato dato è la nostra casa e dobbiamo curarlo come tale. A nessuno piace una casa in disordine, no?” Decisi di iniziare con queste parole il percorso all’interno di una comunità per ragazzi difficili in cui ero stata mandata. Sentivo l’importanza del dovere che mi avevano affidato e scelsi di non comportarmi come una psicologa qualunque, dato che mi avrebbero pregiudicata all’istante come una strizzacervelli con cuì non avrebbero mai parlato apertamente, ma come un’amica che si era messa in gioco e valeva lottare solo per il loro bene. Ci eravamo disposti a cerchio nella stanza, cosicché riuscissi a vedere i volti di tutti, e continuai a parlare: ”Per il primo giorno qui, ho voluto portarvi una specchio che è molto importante per me, anche se per ora non vi dirò il motivo. (Continua a leggere)
Quando faccio la doccia chiudo sempre la porta del bagno. Non importa se sono in casa da sola, non è questione di privacy: c’è qualcosa di rituale, nella sequenza dei gesti, nell’acqua che ti scorre addosso, nella meticolosa attenzione che il corpo richiede, ogni anno un po’ di più. Da ragazzina io e il mio corpo ci ignoravamo, vivendo il più possibile in parallelo: con gli anni è diventato impossibile, lui reclama attenzioni, dedizione, cura. Il tempo passa, ed ecco il secondo motivo per cui chiudo sempre la porta: mi piace che il vapore della doccia appanni lo specchio; mi piace che la mia immagine mi venga restituita a poco a poco, man mano che l’umidità si ritira. (Continua a leggere)
L’ascensore si ferma con un tonfo, sobbalzo per l’inerzia e mi tengo al corrimano. Si è bloccato. Tengo gli occhi chiusi, aspetto con le orecchie tese di risentire il rumore del motore, e il suono che indica il passaggio dei piani. Ma non succede niente. Aspetto ancora. Qualcuno si accorgerà che l’ascensore è fermo e attiverà l’allarme. E se nessuno lo fa? Non posso rimanere ferma qui tutta la giornata perché ho paura di aprire gli occhi. Si, è assurdo, ma io in questo ascensore gli occhi non li apro. Ho troppa paura. Cerco la tastiera con la mano, sempre al buio. Ci sono otto piani, io andavo al sesto. Scendo con il dito, a tastoni, mi sento ridicola ma è più forte di me, ecco, questo è il pulsante del piano terra e a sinistra c’è sicuramente l’allarme. Bene, ho schiacciato il tasto giusto, sento la campanella suonare, con un trillo forte da intervallo a scuola, e poi la chiamata che parte. Due squilli: tuuu, tuuu. (Continua a leggere)
In un paesino piccolo viveva una ragazzina quattordicenne, di nome Giulia. Abitava in una casa modesta insieme ai suoi genitori, la sorellina più piccola di lei di cinque anni con cui divideva la stanza e il suo adorato cagnolino Bobbi. Giulia era una ragazza molto simpatica, amata da tutti. Non era particolarmente bella, forse, si potrebbe dire per via delle sue orecchie grandi e il naso molto pronunciato, ereditato da suo padre. A volte desiderava aver un aspetto più piacevole e si lamentava di essere brutta. “Guarda che naso ho. Sono proprio brutta.” Ma il papà le rispondeva: “Secondo te io sono brutto?” “Ma cosa dici, papino, sei il più bello del mondo.” “Allora, come fai a dire che sei brutta che mi assomigli così tanto?” Forse le piaceva la risposta del papà e poi lei non era proprio fissata con il suo aspetto, aveva tante cose da fare e pensare. Solo qualche volta, così, le venivano questi pensierini… (Continua a leggere)
Il mercato del quartiere di Roma nord, ogni venerdì, si popola di uno stuolo eterogeneo di donne alla spasmodica ricerca dell’affare del millennio: magliette, abiti, costumi di pregio a pochi euro. La battaglia è fra casalinghe disperate, studentesse, signore bene dell’alta borghesia. Io non faccio eccezione. Al cambio di stagione di un guardaroba minimale ho scoperto di avere bisogno di capi nuovi da indossare. In una giornata primaverile in cui l’elevato tasso d’umidità ha reso l’aria insopportabile, il banco più gettonato è affollato, le continue grida del ragazzo che ne ordina il traffico tutto un programma. La sua simpatia innata attira le clienti più del miele le api. Bruno, cicciottello, gli occhiali da vista di una montatura in acetato scuro su un viso paffuto, Marco ha battute e consigli per le sue donne. Non risparmia nessuna avventrice «Sore’, se provi questa» alla suora in tonaca interessata a una camicetta di cotone bianco mostra un top nero scollato e trasparente. Strappa una risata al gruppo e persino a me. In mano un paio magliette, la battuta mi colpisce «Sei tornata, more’, e senza l’amica tua stavorta, perché te sei innamorata de me». (Continua a leggere)
In questa fredda notte di giugno, un raggio di luna, lama argentea che fende questo nero abisso, raggiunge i miei occhi pieni di acqua. Il mio corpo, ormai, è gonfio. Vorrei che quei piccoli morsi sulla mia pelle fossero di Berzan e non dei pesciolini colorati che mi vorticano intorno. Dieci metri di acqua schiacciano questo involucro di donna ormai inutile. L’acqua nei miei occhi si mescola con le lacrime non versate, con le gocce di pioggia mai sentite sulla pelle, con i sussurri di Berzan che non respirerò più.Sento freddo, tanto. Le tenebre che mi circondano offuscano e cancellano anche i miei ricordi. No. Quelli non li ho lasciati andare. É stato solo un attimo di disperazione, ma sono ancora con me, nel mio cuore fermo, nella mia mente incartapecorita, nei miei occhi vacui e fissi. Sono l’ultimo raggio di una esistenza ormai persa nella oscurità di questo sepolcro liquido, pieno di vita e di colori a me estranei. (Continua a leggere)
Avevo scelta? Ho detto che ero caduta dalle scale. Mentire può diventare una seconda pelle, anche se mentire a Cristiana all’inizio mi procurava una fitta di stupore doloroso. Dopo un po’ ci ho fatto l’abitudine, come con tutti gli altri. Gli altri però sono generalmente disposti a credermi senza indagare, lei invece no. Questo ha reso le cose più complicate. Cristiana è la mia amica del cuore, la sorella che non ho avuto, la compagna di notti insonni e litri di caffè bollente prima dell’interrogazione di greco antico, prima dell’esame di filologia, prima della tesi di laurea in lettere classiche all’Ateneo fiorentino, e poi prima di decidere: lo sposo, sì o no? Non posso dimenticare le nostre risate commosse di quella sera, la passeggiata sui Lungarni impreziositi dai palazzi rinascimentali, noi due affacciate al parapetto di Santa Trinita, a contemplare il movimento secolare dell’acqua sotto le arcate del ponte e a cercare risposte ai nostri dubbi esistenziali. (Continua a leggere)
Concorso Letterario Nazionale “Monselice per le Pari Opportunità – Davanti allo specchio: immagine di lei”. Quest’anno sarà il Cinema Corallo, di Via S. Luigi a Monselice, ad ospitare la cerimonia di premiazione prevista per sabato 16 settembre 2023 alle ore 17.00. Gli elaborati sono stati esaminati e giudicati da una giuria di alto livello presieduta da Marco Chinaglia, docente di Storia e Filosofia, appassionato di arte, teatro, musica; Milvia Boselli, già presidente della Commissione Pari Opportunità del Comune di Padova, biologa e docente dell’Università patavina; Riccardo Ghidotti, scrittore e poeta; Rossella Pretto, scrittrice, e Jone Suardi, artista.
Nominata la giuria della terza edizione del concorso letterario nazionale promosso dalla Commissione Pari Opportunità e dal Comune di Monselice, le premiazioni a settembre all’Ex Cinema Corallo. Continua a registrare un interesse nazionale il concorso letterario indetto dal Comune di Monselice e promosso dalla Commissione Pari Opportunità in stretta collaborazione con l’Assessorato alle Politiche Sociali e al Turismo. Alla scadenza del 15 giugno 2023 sono pervenute 106 poesie e 87 racconti provenienti anche dalle scuole, per un totale complessivo di 193 opere.
Con l’obiettivo di promuovere la cultura delle pari opportunità attraverso la letteratura, il tema di questa nuova edizione porterà a riflettere scrittori e poeti su tematiche di assoluta attualità. “Monselice per le Pari Opportunità – Davanti allo specchio: immagine di lei” questo il tema scelto dall’Assessore alle Politiche Sociali, Francesca Fama e dalla Presidentessa delle Pari Opportunità Maira Tietto per la Terza edizione del Concorso Letterario Nazionale di Monselice.
Il Comune ha ricevuto la speciale qualifica assegnata dal Centro per il libro e la lettura del Ministero della cultura Per la prima volta Monselice ottiene la speciale qualifica di “Città che legge” per il biennio 2022/2023. È il Centro per il libro e la lettura del Ministero della cultura ad assegnare il riconoscimento, d’intesa con l’ANCI, con l’intento di promuovere e valorizzare le amministrazioni che si impegnano a svolgere, con continuità, politiche pubbliche di promozione della lettura sul proprio territorio. Attraverso la qualifica si vuole riconoscere e sostenere la crescita socio-culturale delle comunità urbane attraverso la diffusione della lettura come valore riconosciuto e condiviso, in grado di influenzare positivamente la qualità della vita individuale e collettiva.
Si è svolta sabato 24 settembre, nella eccezionale cornice del Castello di Monselice, la cerimonia di premiazione delle opere della seconda edizione del Concorso Letterario Nazionale “Monselice per le Pari Opportunità – Emozioni” indetto dal Comune di Monselice, promosso dalla Commissione Pari Opportunità in stretta collaborazione con l’Assessorato alle Politiche Sociali e al Turismo. La giuria, presieduta da Anna Milvia Boselli, e composta da Riccardo Ghidotti, Paolo Malaguti, Federica Morello e Angioletta Masiero, coadiuvata dal Sindaco Giorgia Bedin, l’Assessore alle Politiche Sociali e al Turismo Francesca Fama, la Presidentessa alla Commissione della Pari Opportunità Maira Tietto ...
Nominata la giuria della seconda edizione del concorso letterario nazionale promosso dalla Commissione Pari Opportunità e dal Comune di Monselice, le premiazioni l’11 settembre al Castello di Monselice. Ancora un grande successo per il concorso letterario indetto dal Comune di Monselice e promosso dalla Commissione Pari Opportunità in stretta collaborazione con l’Assessorato alle Politiche Sociali e al Turismo. Alla scadenza del 31 maggio 2022 sono pervenute 177 poesie e 158 racconti per un totale di 335 opere individuali alle quali vanno aggiunti 39 elaborati inviati da 6 scuole per un totale complessivo di 374 opere.
Chi è Riccardo Ghidotti È poeta, scrittore e curatore di numerose opere di carattere storico, divulgativo e letterario. Nel 1996, per meriti culturali, è stato insignito del titolo di Cavaliere Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. È presidente degli Amici dei Musei di Padova e provincia e anche dell’Associazione “Monselice città dei cammini”. E prima ancora di ricoprire il ruolo di presidente della giuria del Concorso Letterario Nazionale sulle Pari Opportunità con tema “Donna chi sei”, è stato per oltre un decennio componente della giuria del prestigioso Premio Brunacci per la storia veneta. A proposito di emozioni Quando sono stato a Modica, in Sicilia, ho visitato l’abitazione di un grande poeta che ha vinto il Premio Nobel, che è Salvatore Quasimodo. Quando sono entrato nella casa, alla guida turistica ho detto di aver conosciuto il figlio di Quasimodo a Milano, in occasione di un concorso alla quale avevo partecipato con alcune poesie – e ho anche vinto un premio
Dopo il successo della prima edizione torna il Concorso Letterario Nazionale a premi promosso dalla Commissione Pari Opportunità in collaborazione con l’Assessorato alle Politiche Sociali e al Turismo del Comune di Monselice con tema “Emozioni”. I dati dell’edizione 2021 che ha visto la partecipazione di 237 autori provenienti da tutta Italia, tra poeti e scrittori, per un totale di 370 elaborati, fanno ben sperare in una conferma. “Emozioni” è un tema senza tempo ed attuale più che mai. Gli autori, poeti e narratori, saranno chiamati a scrivere di emozioni scegliendo tra quelle primarie, ovvero innate in quanto riscontrabili in qualsiasi popolazione, a quelle secondarie, che invece originano dalla combinazione delle emozioni primarie e che poi si sviluppano lungo la vita dell’individuo grazie anche all’interazione sociale.
370 elaborati provenienti da tutta Italia e giudicati da una giuria di alto livello, le premiazioni il 19 settembre al Castello di Monselice. Successo, oltre le più rosee prospettive, nell’adesione delle opere del Concorso Letterario Nazionale “Donna chi sei” indetto dal Comune di Monselice, promosso dalla Commissione Pari Opportunità in stretta collaborazione con l’Assessorato alle Politiche Sociali e al Turismo.