Con la Poesia "Perdono giudiziale" Laura Vargiu vince il Secondo Posto del Concorso Letterario Nazionale di Monselice

Al coraggio di Gigliola Pierobon, processata nel 1973 dal tribunale di Padova, e delle altre donne cui dobbiamo la nostra libertà in materia di aborto.

 

 

Più affilato del ferro

che mi penetrò svuotandomi l’anima

sento ora il disprezzo del vostro sguardo sulla pelle.

Il banco degli imputati è freddo e inospitale

quanto il tavolo della mammana

a cui affidai a diciasett’ anni la mia vita

allorché d’improvviso ogni orizzonte

s’ era fatto del colore arcigno della notte.

Ma che ne sapete, voi

stretti attorno all’ipocrisia d’un codice

dall’alto d’un fasullo perbenismo immacolato,

di chi è costretto ad assaporare la morte?

Il mio dolore più intimo vien chiamato delitto

e di puttana la nomea m’ insudicia ormai il nome

mentre I ‘ abbandono e l’ amore tradito

impunemente riconoscono soltanto

quell’ atavica recidiva legge d’ egoismo.

Eppure non mi pento, già vi avviso

né la carità avevo domandato

di questo miserevole perdono giudiziale

ché non ho bisogno di paternalistica concessione

per disporre di ciò che per diritto di natura m’ appartiene.

Mio resta infine il corpo,

vostra la vergogna del sangue nostro

che rivendica a gran voce libero aborto!

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Le motivazioni della Giuria

 

La Giuria assegna il secondo premio a Laura Vargiu, autrice della lirica Perdono giudiziale, per aver rievocato con intensa sensibilità emotiva una tappa fondamentale del percorso di emancipazione delle donne italiane, quando nel 1973 la vicenda patavina di Gigliola Pierobon aprì la stagione per il riconoscimento del diritto all’autodeterminazione delle donne che portò alla legge sull’interruzione di gravidanza.

 

Proprio la voce di Gigliola esprime, con un lucido e doloroso linguaggio poetico, il dramma della sua imputazione di reato di aborto e del conseguente iter giudiziario conclusosi con il suo rifiuto del “miserevole perdono”, concessole per la sua giovanissima età da un codice da lei stessa definito ipocrita.

 

Il ritmo incisivo e il lessico perentorio consegnano ai compatti versi liberi il tono combattivo di un’autodifesa che ben rappresenta il sentimento di ribellione e la sfida della Pierobon alla cultura patriarcale di quei tempi non troppo lontani.

 

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