Con il racconto "Quelle grida che graffiano il mio cuore" Corrado Pettinari vince il Primo Posto Assoluto nella Categoria Scuole della quinta edizione del Concorso Letterario Nazionale di Monselice
“Cosa pensavi in quei terribili momenti? Come avrei voluto essere lì accanto a te per evitare che qualcuno violasse il tuo diritto ad essere libera, Ti è stata negata la voce, il respiro e il battito del tuo cuore ma nessuno potrà mai toglierti la tua dignità”. Questi sono pensieri ricorrenti che vorrei tanto dire a Giulia, a Ilaria , a Pamela e a tante altre giovani donne che, come loro, hanno subito terribili violenze. In un mondo che è sempre in continua evoluzione, le catene dell’ingiustizia contro le donne sembrano ancora troppo difficili da spezzare.
A loro la libertà è spesso negata, quella libertà che è come il vento che accarezza l’animo umano, un dono prezioso che danza tra le scelte dell’uomo, fragile e forte, luce che guida il cammino. La libertà è equilibrio, è rispetto, è un volo condiviso e non solitario, un cielo che si apre solo quando ogni ala trova spazio.
Un mondo più libero è un mondo più giusto, dove l’uomo, come un albatro fiero, solca orizzonti di sogni e speranze, senza catene e senza paura, nell’eterno abbraccio del cielo infinito. La violenza sulle donne è un fenomeno dilagante e in aumento e il cammino per arrivare a risolvere il problema è ancora molto lungo. L’uomo, in questa società sconvolta dalla violenza, dove sembra aver smarrito i veri valori, dovrebbe lottare per far comprendere a tutti che la vita è un dono, non dobbiamo sprecarla a ferire, a illudere, ma ad amare perché un giorno, quando ascolteremo il battito del nostro cuore, sentiremo quella gioia e quella felicità che avremo donato.
Si avverte sempre più la necessità di comprendere che alla base della vita c’è il rispetto per gli altri e che non esiste amore o affetto che porti alla privazione del sorriso. Amore o affetto che provochi lividi sul corpo, questo non è amore. In un mondo dominato sempre più dalla violenza emerge la necessità di educare; l’educazione permetterebbe alle persone di passare da un’espressione affidata ai gesti, ad un’educazione emotiva, superando quindi quel livello impulsivo che fa compiere ‘troppo spesso all’uomo azioni prive di logica. ‘In questo modo si potrà allora arrivare ad avere una risonanza emotiva del gesto che si compie.
Educare alla non violenza è una sfida che riguarda tutta la società perché, solo in questo modo, si potrà affrontare quello smarrimento generale nei valori e generare consapevolezza. Nella nostra società ciò che risulta essere carente, soprattutto tra i giovani, è proprio questa emotività che li porta a compiere, a volte, gesti assurdi con esiti drammatici, per cui le nuove generazioni non distinguono la diffèrenza tra corteggiare una ragazza e stuprarla. La violenza è gesto e il gesto è quel che resta quando la parola è insufficiente.
La nostra è una società dello schermo, non. comunichiamo più in modo diretto, i tempi della lettera cartacea con i suoi bellissimi francobolli, sono preistorici. Forse né Giulia, né Ilaria, né Pamela hanno mai ricevuto lettere che parlavano di amore, eppure nel silenzio di una carta profumata, le parole frusciano e toccano il nostro cuore come nessun ‘altra cosa può fare. Forse anche una sola goccia di inchiostro le avrebbe salvate perché l’amore vero è quello che si scrive. e che lascia una traccia nera sul nostro cuore rosso senza ferirlo ma piuttosto accarezzandolo.
Dobbiamo educare alla non violenza sin dai primi anni in cui ci si affaccia sul mondo, è un cammino condiviso per poter costruire relazioni basate sui principi di parità, equità, rispetto, inclusività, nel riconoscimento e nella valorizzazione delle diftèrenze, così da promuovere una società in cui il libero sviluppo di ciascun individuo avvenga in accordo col perseguimento del bene collettivo. In un questo anno Giubilare non possiamo dimenticare le splendide parole che Papa Francesco ha dedicato più volte alla violenza sulle donne affermando anche che ” Non è amore quello che esige i prigionieri: Il Signore ci vuole liberi e in piena dignità“.
Dirà il sommo poeta Dante Alighieri nell’ultimo canto del Paradiso che Dio èquell ‘«amor che move il sole e l’altre stelle», l’amore è motore di tutte le cose, è una forza positiva che deve elevarsi al di sopra di ogni difficoltà per intraprendere la via dell ‘amore universale. Nella sua concezione cristiana, Dante guida le anime alla salvezza. Oggi troppe giovani donne hanno perso la possibilità di vivere appieno la bellezza della vita, l’hanno solamente potuta assaporare e, come fiori colorati appena sbocciati in un prato verde, sono stati recisi troppo presto.
I giovani di oggi ricevono sicuramente influenze negative da vari settori della società, inclusi media e influencer, che perpetuano, tra le altre cose, ad esempio, una visione della donna come oggetto. C’è bisogno di un cambiamento culturale che coinvolga tutti gli aspetti della società e penso che, ancora prima della scuola, l’educazione al rispetto debba partire dalla famiglia. L’educazione passa attraverso l’esempio virtuoso dei genitori, alla capacità di trasmettere valori e principi sani e di rispetto reciproco al fine di creare sane relazioni.
I genitori devono essere, quindi, un modello di vita per i propri figli, essere presenti nella loro vita e, con amore ed entusiasmo, offrire loro la possibilità di crescere e di acquisire il senso profòndo della propria esistenza. Sarebbe bello vivere in un mondo dove non ci sia più violenza, dove le donne possano dedicarsi alle loro passioni, svolgere le loro mansioni secondo le loro capacità e competenze, realizzare i loro sogni e le loro inclinazioni, essere libere.
Sarebbe bello vivere in un mondo pieno di ginestre che, come ci insegna il Leopardi, con la loro tenacia riescono a rinascere dalle ceneri e a spargere ovunque il loro profumo. Nonostante le avversità, la ginestra rifiorisce, proprio come una donna che si rialza dalle avversità della vita fiduciosa che possa ancora esistere quella “social catena” dove gli uomini non rimangano indifferenti di fronte alla realtà, ma si uniscano in una lotta comune per annientare il male dilagante della violenza di genere.
Anche se queste giovani vite sono state stroncate nel loro primo ingresso alla vita, le loro storie devono com-muoverci e spingerci sempre di più “in cammino” verso la libertà delle giovani di oggi e di quelle del futuro. “Non so che cosa pensavi in quei terribili momenti, forse immaginavi di volare in alto nel cielo come un albatro dalle ali spiegate e solcavi orizzonti di sogni e speranze.
Avrei voluto essere lì accanto a te ma la distanza non mi ha permesso di udire le tue grida, quelle grida che sento ancora e ghe graffiano il mio cuore e quello delle persone che ti hanno voluto bene”.
