Con il racconto "Il viaggio di Shopie" Daniela Santoro vince il Secondo Posto della V edizione del Concorso Letterario Nazionale di Monselice

«Sì, certo» disse il professor Phineas Welch «posso riportare tra noi gli spiriti dei morti illustri. E lo abbiamo fatto». Era un po’ brillo, altrimenti non l’avrebbe detto. Però non c’è niente di male a essere un po’ brilli alla cena del Dipartimento.
«Avete utilizzato la tecnica del buco nero?», chiese il professor Curson.
«Non proprio. Utilizziamo un piccolo orizzonte degli eventi e abbiamo creato un microscopico sole con il sincrotrone».
«E dove lo tenete? Sarà pericoloso?»
«Non si preoccupi, professor Curson, stiamo utilizzando il confinamento inerziale ed elettromagnetico».
«Ho capito. Avrete cominciato con Newton?».
«Troppo pericoloso. Avremmo interferito con la creazione della meccanica classica, con chissà quali conseguenze nel nostro mondo».
«In effetti non sarebbe proprio stato il caso di metterlo a contatto con la teoria della relatività… »
«E con la meccanica quantistica. Abbiamo pensato di cominciare con un personaggio secondario, Tycho Brahe. Non credeva nel modello copernicano ma ha inserito dei correttivi a quello tolemaico. D’altra parte i suoi calcoli hanno permesso al giovane Kepler di stendere le famose tre leggi».
«O forse i calcoli del gruppo di studenti che a Praga lavorava per Brahe. In ogni caso, professor Curson, perché vi serviva uno storico della fisica?»
«Ecco professore, noi abbiamo chiesto alla macchina del tempo di riportare in vita il famoso astronomo Brahe del sedicesimo secolo. Non avevamo spazio per il nome di battesimo ma ritenevamo essenziale inserire delle coordinate temporali».
«E niente, è arrivata la sorella».
«Sophie?»
«Si. Abbiamo cercato su internet ed è venuto fuori che faceva parte degli assistenti di Tycho, anzi era il suo braccio destro».
«Lui in effetti ha lodato spesso le abilità matematiche di Sophie». «Sembra quindi che Tycho sia stato un mentore per questa ragazza dotata, in parte autodidatta».
«Incredibile. Qualche anno fa avevo pubblicato sul Journal of Physics una lettera di Sophie a Live Larsdatter, farmacista e governante di famiglia, esperta di alchimia, che si dice sia vissuta per 122 anni», disse il professor Curson, «ora gliela leggo».
Il professore estrasse il suo portatile e dopo pochi secondi aprì il pdf con l’articolo.


Quanto è funesto il fato di donna in questo mondo! Grama, sì, la vita, come ben sapete ancor voi, fedele amica, soprattutto per quelle che, dotate da natura di un ‘inquieta curiosità e brama d’intendere le Leggi del Cosmo, osano abdicare al ruolo che i padri, da tempo immemore, hanno loro assegnato.
E, tra costoro, una dama, ricca di beni e di sangue illustre, nata a reggere terre e titoli, sarà vieppiù preda della dolente illusione che sia lecito per lei aspirare a una vita di studio, di quieto ritiro dedicato ai nobili scopi della conoscenza, lontana dalla servitù della materia, dal gravame del corpo, dalla tirannia della carne. Se solo avessi saputo che i miei due matrimoni mi avrebbero infine negato anche quel poco che avevo ottenuto per grazia di Tyge, germano maggiore e primogenito, lui sì, in virtù del privilegio del suo sesso, dedito per un ‘intera vita all’altissimofine della sapienza, certo non avrei ceduto all’ottimismo della gioventù – prima e dell’amore fatuo poi, veicolo della mia definitiva rovina.
Ora, nella senilità, nel tempo in cui le donne di alto lignaggio possono infine godere del riposo dalle incombenze familiari, protette dall’agiato seno dell’aristocrazia e dalla possenza della stirpe patrizia, mi ritrovo sola in prolungata vedovanza, spogliata di sostanze per volontà del genitore. Mi conforti, ormai sola ad essermi fedele, tu, mia vecchia governante, farmacista sopraffina, capace di lenire i miei mali con i tuoi mirabili medicamenti, sì efficaci da donarmi una vita tre volte più lunga di quella delle mie sorelle, benché intrisa di malinconia e privazione.

«Ho capito allora perchè vi serve la mia presenza: posso aiutare a mettete in luce il contributo delle donne nella scienza». «Certo, professore, ma non solo».
«Ho una domanda: come comunicate con la Brahe? In danese antico? Avete degli esperti linguisti?»
«Abbiamo risolto con DeepSeek 2.0. Pensi, professore, che la scienziata pretendeva di parlare in latino. E’ rimasta un po’ male per la nostra ignoranza di quella lingua che riteneva universale». «Immagino, professore. Non vedo l’ora di parlare con Sophie.
Non ho capito che cosa è andato storto con i vostri ricercatori».
«Allora.. difficile da spiegare. Il mio team è composto in maggioranza da ricercatrici giovani e il primo contatto è avvenuto in estate . .»
«E niente, si è scandalizzata per gli abiti succinti delle donne le ha insultate per dieci minuti (abbiamo capito solo: Vestrorum vestimentorum vobis pudendum est) e da allora si rifiuta di parlare con loro. Ecco, professore, se lei potesse indossare questa parrucca..
e vestirsi con questa calzamaglia… Pensiamo che per Sophie sia più consueto avere a che fare con un interlocutore di sesso maschile, per quanto possa sembrare strano. E deludente».

daniela santoro vince il secondo premio narrativa della quinta edizione del concorso letterario nazionale di monselice

Le motivazioni della giuria

 

La Giuria assegna il secondo premio al racconto fantastico di Daniela Santoro, Il viaggio di Sophie, per aver interpretato, con l’originale intreccio della godibile narrazione e il significativo messaggio, l’importante tema della presenza femminile nella storia della scienza.

Il testo è una intelligente presa in giro degli stereotipi di genere passati purtroppo indenni attraverso le epoche e ancora radicati nella società a dispetto del riconoscimento dell’indipendenza e del talento femminile.

Durante il fantascientifico esperimento di un dialogo con illustri spiriti del passato, si svelano con umorismo antichi e attuali schemi di pensiero. Allora proprio il viaggio dal lontano XVII secolo di Sophie, sorella del più celebre astronomo Tycho Brahe, ne smentirà in parte l’immagine di donna già emancipata, pregiudizialmente rappresentata dagli scienziati moderni.

Infatti, mentre in una lontana lettera autografa Sophie Brahe si era rammaricata di non aver potuto, proprio in quanto donna, dedicarsi completamente alla scienza, gli studiosi riferiscono che l’attuale dialogo è apparso molto difficoltoso, non solo per la lingua latina della scienziata, ma anche per il suo perentorio rifiuto di parlare alle giovani ricercatrici, scandalizzata dal loro succinto abbigliamento estivo.

La scoperta degli stereotipi dell’antica studiosa delude così le ottimistiche aspettative degli scienziati contemporanei.

 

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